Quando organizzerai un food&wine tour e dovrai scegliere l’itinerario, tra le tante opzioni inserisci la Strada dei vini e dei sapori dei colli piacentini.
È una gita fantastica per visitare luoghi ricchi di storia e di magia e scoprire tante prelibatezze: potrai degustare i vini DOC che si producono in questa zona e conoscere più da vicino i vigneti da cui nascono, potrai assaggiare i suoi sapori DOP, magari seguendo uno degli itinerari enogastronomici consigliati oppure partecipando ad uno degli eventi che, durante l’anno, vengono celebrati in onore delle ghiottonerie tipiche di questo territorio.
Infine in questo articolo approfondiremo le regole e le modalità di adesione al Challenge a cui una selezione di soci di AIFB si apprestano a partecipare.
I colli piacentini sono una regione geografica collinare della provincia di Piacenza che si estende tra la pianura padana piacentina e il confine ligure dell’Appennino. Sono situati tra Piemonte, Lombardia ed Emilia, nel tratto che separa le province di Piacenza e Parma.
È una zona popolata sin dall’antichità, come dimostrano il numero elevato dei castelli presenti, dei numerosi ritrovamenti archeologici e dei tanti manoscritti rinvenuti nel corso dei secoli.
La Strada dei vini e dei sapori dei colli piacentini è un itinerario di 150 km che attraversa e comprende le quattro più importanti vallate piacentine: Val Tidone, Val Trebbia, Val Nure e Val d’Arda. In ognuna di queste è possibile perdersi in un’atmosfera magica, quasi fiabesca, dove castelli, monasteri, pievi e borghi meravigliosi costituiscono un autentico patrimonio di storia, architettura ed arte unico ed inebriante.
Nella Val Tidone, la più occidentale della provincia di Piacenza, si possono ammirare le colline coltivate a vigneti e frutteti che si alternano ai boschi pieni di aceri, pioppi, castagni ed ontani ed alle pinete nelle latitudini più elevate.
Nella Val Trebbia la Strada dei vini e dei sapori dei colli piacentini si sviluppa in un percorso tra Rivergaro e Coli e la vallata, che si estende lungo l’intero corso del fiume Trebbia, viene da sempre considerata uno sbocco importantissimo verso la Liguria.
Quando si attraversa la Val Nure, ci si immerge in un ambiente naturale molto suggestivo dove si possono ancora trovare mulini e laghi di origine glaciale oppure zone dove le strade una volta venivano percorse dai muli, che i mercanti piacentini caricavano di olio mentre quelli genovesi sovraccaricavano di cereali.
La Val d’Arda è infine la vallata che occupa la zona orientale del territorio piacentino, confina con Parma e viene attraversata, oltre che dal fiume Arda, da diversi torrenti tra cui l’Ongina ed il Chiavenna.
Vini e vigneti dei colli piacentini
Che i colli piacentini siano terre di vini e di vigneti è certificato dal fatto che in questa regione geografica vengono coltivati 25 vitigni e le DOC tra bianchi e rossi sono quasi 20.
La coltivazione della vite in questa zona ha origini molto antiche: resti di vinaccioli e di radici di viti fossili sono state rinvenute in quest’area già tra il 2000 ed il 700 a.C. Tracce ancora più evidenti e numerose sono presenti anche nel periodo della dominazione romana, mentre dal Duecento iniziarono le prime esportazioni in Francia che continuarono nei secoli successivi come confermato in diversi testi di studiosi italiani e stranieri.
La gran parte della coltivazione dei vitigni della provincia di Piacenza, la cui estensione arriva a coprire 6.800 ettari di terreno vitato, è stata impiantata nelle zone collinari che non superano i 500 metri di altitudine e che si contraddistinguono per la presenza di tanti corsi d’acqua, per una grande esposizione al sole e dove i terreni sono riparati dalle correnti di montagna solitamente molto forti.
Con queste caratteristiche di terroir, si è creata una zona vitivinicola omogenea da cui sono nati una serie di vini a Denominazione di Origine Controllata, conosciuti come le DOC dei Colli Piacentini. Attualmente i vini che ne fanno parte sono 18 e si dividono in 3 categorie, ossia quelli riconosciuti negli anni ‘70, ‘80 o negli anni più recenti.
Vigneto
Nascono tutti dai 25 vitigni impiantati in zona di cui i principali sono 4: Barbera e Croatina a bacca rossa, Malvasia di Candia Aromatica e Ortrugo a bacca bianca.
- Il Barbera insieme al Sangiovese, perla toscana, è il vitigno a bacca scura più coltivato della nostra penisola ed è quello più esportato all’estero, soprattutto in Argentina e California. La sua coltivazione ha origini antichissime ma i primi documenti storici sono del XVII secolo, forse perché prima veniva indicato con il termine di “grisa” o di “grisola”, accomunandolo per la sua acidità all’uva spina. Viene coltivato soprattutto in Piemonte ma è presente anche in Lombardia, in Sardegna e in Emilia Romagna sia sui colli piacentini sia su quelli di Parma e Bologna. E’ un vitigno con un grappolo piramidale e una dimensione media, la stessa dell’acino, che è invece di forma ellissoidale ed ha una buccia puinosa, sottile, consistente e di colore nero. Da questa pianta di maturazione medio tardiva si possono realizzare dei vini in purezza che all’olfatto presentano dei sentori di frutta rossa, sottobosco e spezie mentre in bocca hanno un sapore asciutto ed acido. Il Barbera si presta ad essere abbinato anche ad altre uve ed il suo apporto conferisce al vino prodotto acidità, alcol e colore;
- considerato un vitigno di confine, le prime tracce di Croatina, anche detto Bonarda, sono del Medioevo. E’ una pianta che sembra nasca nella Valle del Versa, nell’Oltrepò Pavese e da lì poi si è diffusa nel Novarese e nel Vercellese e nei colli piacentini dove in purezza dà vita alla DOC Colli Piacentini Bonarda. I suoi grappoli sono grandi e conici mentre l’acino è di media grandezza, regolare e sferico, con una buccia di colore turchino, spessa e consistente. Di maturazione medio-tardiva è una pianta che produce un vino in purezza dal buon tenore alcolico, dai profumi di fiori e frutti rossi e dal gusto pieno, asciutto e non molto acido;
- il Malvasia di Candia Aromatica è un vitigno a bacca bianca le cui origini si fanno risalire in Grecia; il suo nome deriva dall’accezione con cui i veneziani chiamavano l’isola di Creta. Oltre che sulle colline delle province di Piacenza e Parma, è diffuso anche nell’Oltrepò Pavese e nel Molise che però non appartiene alla grande famiglia delle Malvasie ma si avvicina di più al gruppo dei Moscati da cui prende il suo colore giallo dorato e la dolcezza della sua polpa. Ha un grappolo medio-grande e di forma piramidale mentre l’acino è medio, rotondo e regolare e possiede una buccia pruinosa, spessa e consistente. Di maturazione media, è una pianta le cui uve presentano all’olfatto degli aromi di arancio, cedro, limone, pesca ed albicocca ed un gusto fresco, sapido e non molto strutturato. Da questi chicchi possono nascere sia vini fermi, in versione secca o semidolce sia bianchi frizzanti e passiti, conferendo a tutti aromaticità e dolcezza;
- della provincia di Piacenza, l’Ortrugo è coltivato quasi esclusivamente nelle 4 valli dei Colli Piacentini ma ha una discreta diffusione anche nell’Oltrepò Pavese. Anche se negli ultimi anni si è assistito ad un restringimento della sua superficie vitata, è considerato il vitigno più piantato della zona. Il suo grappolo è di taglia grande e di forma cilindrico-conica, gli acini, che maturano tra fine settembre ed inizio ottobre, sono medi, sferoidali con una buccia di colore giallo verdastro, pruinosa e a volte leggermente punteggiata. Dalle sue uve nascono vini fermi, frizzanti e spumanti: i primi, che non vengono vinificati in legno, hanno un sapore asciutto e aromatico e sono sapidi, strutturati e con un buon grado alcolico mentre nelle tipologie frizzante e spumante i vini sono più briosi e meno strutturati e possiedono una grande acidità e dei profumi fragranti.
Sapori dei colli piacentini
Tra i sapori dei colli piacentini ci sono innanzitutto quelli dei vini DOC che nascono dai vitigni di cui abbiamo appena parlato. Vengono considerati Colli Piacentini a Denominazione di Origine Controllata solo quelli che vengono creati nei 24 Comuni che fanno parte della provincia di Piacenza: Pianello Val Tidone, Agazzano, Borgonovo Val Tidone, Carpaneto Piacentino, Castell’Arquato, Lugagnano val D’Arda, Gropparello, Rivergaro, Vernasca, Castel San Giovanni ed infine il comune di Ziano Piacentino che, considerato il rapporto tra gli abitanti e la superficie del suo territorio comunale, viene ritenuto quello con la più alta superficie vitata d’Italia.
Rientrano nella categoria Colli Piacentini, vini DOCG, DOC, IGT ed anche quelli da tavola il cui nome può variare da quello dell’uva da cui sono prodotti a quelli di fantasia. Possono essere sia vini rossi che bianchi, i primi presentano un tasso alcolico più alto rispetto ai secondi che solitamente sono più leggeri; inoltre i terreni di tutta quest’area possiedono un Ph particolarmente acido per cui dalle uve delle piante vengono realizzati soprattutto vini frizzanti.
Le prime DOC della provincia piacentina hanno visto la luce negli anni ‘70 e sono il Trebbianino Val Trebbia, il Monterosso Val D’Arda e il Gutturnio, uno tra quelli di queste zone più antichi e maggiormente conosciuti.
- Il Trebbianino Val Trebbia e il Monterosso Val D’Arda sono due bianchi, caratterizzati dal colore giallo che può variare dal paglierino al dorato e dal sapore secco o abboccato. Hanno però due profumi diversi: il trebbianino è vinoso e gradevole mentre il Monterosso ha un sentore delicato e fine. Ambedue hanno la medesima gradazione alcolica, 11°, e possono accompagnare aperitivi, antipasti, minestre e piatti di pesce;
- il Gutturnio è un vino rosso a denominazione di origine controllata che nasce da un mix di uve Croatina e Barbera e che, oltre che nella versione classica, viene prodotto anche in quella frizzante, Superiore, Classico Superiore, Riserva e Classico Riserva. Ha una storia molto antica alle spalle, ci sono tracce della sua presenza già tra il XX e il VII sec. a.C. e ha ricevuto per primo, tra i vini prodotti in questa zona, la denominazione di origine controllata nel 1967. Dal colore rosso rubino brillante, ha un profumo vinoso, un sapore fresco, secco o abboccato e la versione classica deve avere una gradazione alcolica minima di 12 gradi mentre la qualifica riserva deve possederne una di 12,5° ed un invecchiamento obbligatorio di due anni di cui almeno tre mesi in botti di legno: quello del Superiore invece deve essere di circa 10 mesi. A tavola il Gutturnio classico può essere abbinato ai primi piatti tradizionali, ai risotti e alle carni bianche, le versioni superiori e riserva sono invece perfette per grigliate, bolliti, stracotti e arrosti mentre il frizzante accompagna gli antipasti a base dei salumi tipici locali come il salame, la coppa e la pancetta;
- un altro vino rosso molto conosciuto ed apprezzato è il Colli Piacentini Barbera che viene prodotto dalle uve del vitigno omonimo per un minimo dell’85% a cui ne vengono aggiunte altre, sempre di piante locali non aromatiche. Le sue caratteristiche principali sono una gradazione alcolica base di 11,5°, il colore rosso rubino, il sapore secco o abboccato, sapido e leggermente tannico ed il profumo vinoso; a tavola è perfetto sia con gli antipasti a base di salumi sia con i primi piatti di pasta con ragù, i bolliti e le carni bianche;
- ulteriori DOC rosse sempre a denominazione Colli Piacentini sono la Bonarda: prodotta con le uve omonime in purezza che si distingue per il suo profumo di mandorla e per i sentori di ribes e mora e che nella versione secca viene abbinato a piatti tipici come i “pisarei e fasò” e nella tipologia frizzante è adatto ad accompagnare dolci e frutta come fragole e pesche. Il Colli Piacentini Novello, un rosso fermo dal sapore secco, fruttato e acidulo, che non si presta all’invecchiamento, che nasce dal connubio di uve di Pinot Nero, Barbera e Bonarda e che viene servito solitamente insieme a formaggi molli, salumi e primi piatti saporiti ma anche a piatti autunnnali come i bolliti, le castagne e le patate al forno;
- ultimi esempi di DOC rosse entrati in tempi più recenti nel gotha dei vini piacentini sono il Pinot Nero e il Cabernet Sauvignon: entrambi prodotti dai vitigni omonimi per un minimo dell’85% a cui vengono aggiunte altre uve di piante locali non aromatiche. Il Pinot Nero ha un sapore secco o abboccato, sapido, gradevole, a volte vivace, ed il profumo di mandorla. Il Cabernet Sauvignon, invece, è particolarmente adatto per l’invecchiamento e si caratterizza per il suo profumo talvolta erbaceo ed il sapore lievemente tannico;
- un altro bianco di questo territorio, che ha ricevuto il riconoscimento della denominazione di origine controllata, è il Colli Piacentini Pinot Grigio, nato dalle uve omonime e prodotto anche nelle tipologie frizzante o spumante. Da bere giovane, ha un profumo delicato e un gusto fresco e fruttato e a tavola accompagna antipasti misti, formaggi a pasta molle, il pesce e le verdure;
- c’è poi il Colli Piacentini Chardonnay dal colore giallo paglierino con sfumature verdognole, dal profumo fruttato e dal sapore fresco e armonico che può essere servito come aperitivo, con gli antipasti e con i piatti di pesce;
- altra DOC bianca è il Colli Piacentini Sauvignon, prodotto in tutte le quattro vallate piacentine, che si caratterizza per il suo gusto delicato dalle note floreali di fiori di campo ed il suo sapore secco: è un vino da bere giovane e da abbinare ad un pasto a base di pesce;
- ulteriore DOC è il Colli Piacentini Valnure, nato nell’omonima valle, viene prodotto sia nella versione frizzante che spumante. E’ un vino dal sapore secco o amabile e dal profumo aromatico che diventa maturo in 8-12 mesi. Può essere servito a tavola come aperitivo, con minestre in brodo, pesce, formaggi delicati, frutta e dolce ed è indicato anche da bere fuori pasto;
- in ultimo il Colli Piacentini Ortrugo e il Colli Piacentini Malvasia. Il primo, che prende il nome dall’omonimo vitigno, è un vino fermo che viene prodotto quasi in purezza da queste uve autoctone ed è presente sul mercato anche nelle versioni frizzante e spumante. In un primo tempo i grappoli di questa pianta venivano utilizzati come uva da taglio: solo a partire dagli anni ‘70 iniziarono ad essere vinificati in purezza, diventando così in breve tempo il bianco più diffuso della zona. E’ un vino dal colore giallo paglierino chiaro tendente al verdognolo, dal profumo delicato e dal sapore secco o abboccato con un retrogusto amarognolo che a tavola può accompagnare antipasti leggeri, primi piatti, come i tortelli con la coda piacentini e le crespelle, frittate, mozzarella e tutti le ricette a base di pesce. Il Colli Piacentini Malvasia nasce invece dalle uve di Malvasia di Candia Aromatica, un vitigno presente esclusivamente nei Colli Piacentini. Questa pianta autoctona rappresenta una delle tante varietà di malvasia coltivate nella nostra Penisola, tutte molto differenti le une dalle altre, ma che presentano comunque dei tratti comuni: una fragranza piccante di muschio e di albicocca e dei residui zuccherini piuttosto alti li rendono particolarmente adatti alla produzione di vini spumanti e di passiti. Originario di una roccaforte bizantina a sud del Peloponneso, questo vino in Europa venne portato dai Veneziani e divenne talmente popolare nella città della Serenissima che le osterie, dove veniva consumato, vennero chiamate “malvase”. Il Colli Piacentini Malvasia presenta diverse tipologie, può essere prodotto secco, amabile, dolce, frizzante, spumante e passito: è un vino fresco, aromatico e sapido che deve essere invecchiato tra i 12 ed i 15 mesi prima di essere bevuto e che, a seconda della tipologia scelta, accompagna un pasto dall’inizio alla fine. La versione spumante è perfetta per un aperitivo, quella secca per degli antipasti misti, delle minestre, dei piatti di pesce o di carne bianca mentre infine l’amabile, il dolce e il passito sono adatti alla pasticceria secca ed ai dolci lievitati;
- per concludere citiamo il Colli Piacentini Vin Santo e il Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno. Il primo nasce da un mix di uve passite di Malvasia di Candia, Sauvignon, Marsanne, Trebbiano Romagnolo e Ortrugo che viene fatto invecchiare per un minimo di 48 mesi, di cui 36 all’interno di botti di legno. Ha un profumo intenso, etereo ed aromatico ed un gusto morbido e tranquillo tendente sia al secco che al più dolce e, per queste sue caratteristiche può essere servito con i formaggi piccanti e la pasticceria secca ma è anche un bianco di fine pasto e da meditazione. Il Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno è un vino molto particolare, tipico del borgo da cui prende il nome e che ha un processo di produzione molto articolato: viene prodotto da uve appassite su piante e graticci, lasciate poi vinificare, maturare e infine imbottigliate nelle “renane” per almeno 60 mesi. Vino da fine pasto e da meditazione, ha un profumo intenso ed aromatico ed un sapore dolce, corposo e vellutato: va consumato nelle occasioni speciali in quanto viene fatto invecchiare per 5 anni, di cui 4 all’interno di botti di legno che devono avere una capienza massima di 500 litri.
Le DOP piacentine
Piacenza ed i suoi colli, terre di confine tra Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna sono apprezzati anche per i prodotti DOP conosciuti ed amati da tutti quelli che visitano questi luoghi ed hanno l’opportunità di assaggiarli.
Questo territorio ha basato la propria economia, sin dall’antichità, sulla pastorizia e l’allevamento ed oggi vanta un primato in Europa, è l’unica provincia che per 3 dei suoi salumi può fregiarsi del riconoscimento di origine protetta.
Non solo quindi solo la coppa piacentina, conosciuta in tutto il mondo, ma anche il salame e la pancetta sono prodotti a marchio DOP; fanno parte di un club esclusivo, dove hanno diritto di entrare solo le tipicità gastronomiche italiane che possiedono un livello qualitativo molto alto.
La bontà di questi salumi piacentini, oltre ad osservare un processo di lavorazione artigianale ancora legato alle vecchie tradizioni contadine, è dovuta alla conformazione ed alle condizioni climatiche di questo territorio caratterizzato da un clima continentale umido con variazioni termiche temperate. E’ un’area in cui la miriade di boschi, i molteplici corsi d’acqua e la mancanza di sole diretto e di caldo eccessivo facilitano da sempre l’allevamento e la lavorazione dei maiali.
Una pratica che fa parte della tradizione della provincia piacentina sin dall’epoca romana, come dimostra il ciondolo di bronzo custodito presso il Museo Civico di Piacenza e raffigurante un maialino con le zampe anteriori chiuse da un anello.
Usanza che continuò anche nel Medioevo, come confermano i mosaici con le raffigurazioni dell’uccisione del maiale nella chiesa di San Savino a Piacenza; ci fu poi un ulteriore sviluppo nel XIV secolo, quando i salumi di questa zona furono apprezzati ed etichettati come “roba de Piaseinsa” nelle altre province lombarde, arrivando ad essere presenti persino nelle corti di Francia e di Spagna, grazie al cardinale piacentino Giulio Alberoni.
Dal 1996 coppa, pancetta e salame sono diventati infine prodotti a denominazione di origine controllata, valorizzati, promossi e tutelati dal Consorzio Salumi Piacentini, nato nel 1971. Soltanto i salumi delle 13 aziende che ne fanno parte possono fregiarsi del marchio DOP e solo su questi, come segno di garanzia, viene apposto, da un’apposita commissione tecnica, il contrassegno metallico del Consorzio: una cornucopia colma di salumi, affiancata da un emblema araldico che ricorda quello della famiglia del cardinale Alberoni.
Per produrre l’unica ed inimitabile Coppa Piacentina DOP, regina dei salumi di questo territorio, si utilizzano i muscoli del collo e da ogni suino è possibile ricavare 2 coppe: dopo averli lasciati a riposare in una mistura di sale e spezie, vengono prima massaggiati e poi inseriti in involucro di suino naturale detto “pelle di sugna”. Il loro processo di lavorazione termina prima con l’asciugatura di 10-15 giorni e poi con la stagionatura di 6 mesi: il risultato di tanto lavoro e passione è un salume di forma cilindrica e di peso superiore ad 1,5 kg, dalla fetta compatta ed omogenea, il colore rosso vivo, inframmezzato da parti di grasso rosato.
Anche il Salame Piacentino DOP, dalla parte magra rosso brillante ed i lardelli di grasso bianco rosati, ha una forma cilindrica mentre il peso invece varia da un minimo di 400 grammi ad un massimo di 1 chilo. Viene prodotto con tagli di carne pregiata e grassi nobili macinati grossi che vengono prima impastati, aggiungendo sale, vino e spezie in dosi prefissate, poi insaccati in un budello naturale sempre di maiale ed infine asciugati per una settimana e stagionati per 45 giorni.
Con un peso tra i 4 e gli 8 chili si presenta infine la Pancetta Piacentina DOP, soprannominata La Gran Dama, sempre di forma cilindrica e con delle fette in cui si alternano strati circolari di rosso vivo e bianco rosato. Per ottenere tanta bontà, viene utilizzata una parte specifica del maiale chiamata “pancettone” che viene lasciata a riposare in una mistura di sale e di spezie, massaggiata e arrotolata: il processo di lavorazione termina prima facendo asciugare l’insaccato per una settimana e poi lasciandolo a stagionare per almeno 4 mesi.
Ma la provincia di Piacenza è terra anche di ottimi formaggi, una tradizione che nasce nell’anno Mille quando i casari emiliani preparavano un formaggio a pasta molle. Nel Quattrocento invece la produzione si arricchì dei formaggi stagionati, quando fu chiaro che pure questa tipologia manteneva intatti i principi nutritivi del latte.
Oggi nel territorio piacentino vengono prodotti 2 formaggi DOP, il Grana Padano e il Provolone Valpadana: il primo è uno dei formaggi più conosciuti ed apprezzati al mondo e le aziende casearie di questa provincia continuano a realizzarlo secondo le migliori tradizioni italiane.
Il secondo invece è un formaggio a pasta filata che nasce nel sud Italia e che fu portato in pianura padana dagli emigrati che salivano al nord, adattandosi sin da subito e perfettamente al diverso clima e alla nuova realtà. Questo formaggio presenta una particolarità, possiede una pasta talmente plastica ed elastica che consente ai casari che lo producono di poterla lavorare a proprio piacimento, dando vita ad una varietà di pesi e di forme talvolta anche molto creative. Ecco perché il Consorzio, che valorizza, promuove e tutela questo provolone, ha realizzato un rigido disciplinare di produzione, che individua 4 forme tipiche che possono essere prodotte in pesi variabili da pochi etti fino ad oltre 100 kg.
Itinerari enogastronomici colli piacentini
Percorrere uno dei tanti itinerari enogastronomici sui colli piacentini, significa conoscere ciascuna delle 4 valli che li compongono, e immergersi in un’atmosfera magica, piena di borghi storici, contraddistinti da castelli e pievi antiche.
E’ impossibile non fermarsi in una delle tante trattorie dove fare merenda con le DOP del luogo, degustare un bel bicchiere di uno dei tanti vini DOC oppure assaggiare uno dei tanti piatti tipici della tradizione piacentina.
Nella Val Tidone, per esempio, che fin dall’antichità è sempre stata una via di confine e di passaggio, c’è solo l’imbarazzo della scelta se visitare alcune fortezze come il Castello San Giovanni e quello di Seminò, oppure dimore seicentesche come quella di Montaldo, ricavata da un preesistente castello duecentesco, e Villa Braghieri Albesani, circondata da un meraviglioso parco pieno di alberi secolari.
Anche nella Val Trebbia si possono ammirare sia zone interamente idonee alla viticoltura sia costruzioni di antico splendore come la Torre di Momeliano, i castelli Lisignano e Monticello, il borgo fortificato di Rivalta, Villa Anguissola Scotti e l’Abbazia di San Colombano, al cui interno trova sede un museo dove, tra i vari reperti, è presente anche una teca d’avorio del IV secolo d.c.
Attraversare la Val Nure significa incontrare costruzioni fortilizie come il Castello di Altoè e di Riva, borghi medievali come Grazzano con il suo castello omonimo, la Chiesa di San Giacomo a Ponte dell’Olio e, nella frazione di Pradello in provincia di Lecco, la trecentesca Torre di Colombo, sede di un museo dedicato al navigatore.
Percorrere la Val d’Arda significa infine andare dal Po all’appennino, camminare sulle stesse strade su cui i pellegrini medievali passavano per raggiungere le loro mete dei pellegrinaggi ed infine immergersi in uno scenario dove ancora oggi è possibile incontrare scavi romani, borghi medievali, parchi naturali, abbazie e città rinascimentali.
Tra le varie attrattive da visitare, ti consigliamo i resti della roccaforte del Castello di Sariano del XIV secolo, il Castello di Gropparello che, arroccato su una rupe, domina la valle sul fiume Vezzeno, le zone archeologiche di Veleia, tra le più importanti dell’Emilia Romagna, e, situato sulle colline della Riserva naturale del Piacenziano, il borgo medievale di Castell’Arquato dove è d’obbligo una visita al Museo Geologico, a Palazzo Pretorio e alla Collegiata romanica di Santa Maria.
Valtidone
Un itinerario che puoi organizzare in una giornata oppure in un week end è quello che parte da Piacenza, una città che conserva tanti cimeli medioevali e rinascimentali, e dove non può mancare una visita a Palazzo Farnese. Uscito dalla città, puoi fare rotta verso Grazzano Visconti, dove ammirare lo splendido centro storico che fu ricostruito ai primi del ‘900, attorno al castello preesistente. Poi l’itinerario continua prima verso Castell’Arquato, un poetico borgo medioevale e poi, come accennato prima, verso il Castello di Gropparello, uno dei più antichi della nostra Penisola e sede del primo parco delle Fiabe d’Italia, dove ogni fine settimana viene organizzata la rappresentazione di una favola; infine la tua escursione può finire a Bobbio, in Val Trebbia, dove si trova l’antichissima Abbazia di San Colombano.
Durante questa gita, oltre a cibarti gli occhi delle meraviglie ammirate, è doveroso deliziare anche il tuo palato, assaggiando i piatti della tradizione piacentina: dopo aver gustato un bel tagliere di salumi e formaggi DOP accompagnato da una bortellina o una torta fritta, tipiche frittelle da gustare calde, puoi scegliere tra i vari primi piatti delle tradizione. Puoi optare tra i Tortelli con la coda, gli Anolini in brodo, preparati con pasta all’uovo e ripieno di carne, la Bomba di riso, una sorta di timballo farcito con carne di piccione, i Panzerotti alla Piacentina oppure ordinare i “Pisarei e Fasò”, degli gnocchetti conditi con un particolare sugo a base di lardo pestato, cipolle, pepe e fagioli borlotti, una ricetta che ha anche ricevuto il riconoscimento come Prodotto Agroalimentare Tradizionale della provincia di Piacenza.
Per quanto riguarda i secondi piatti, la tradizione vuole che in questo territorio si mangi carne per cui si può scegliere tra uno stracotto di manzo, della selvaggina arrosto, il cinghiale in umido, un salame cotto, tutti piatti che puoi accompagnare con tartufi, funghi freschi, pomodori, chiamati “oro rosso del piacentino”, o con delle patate di Vezzolacca o di Bassano, tipiche del territorio, oppure infine puoi ordinare la “picula” di cavallo, ossia della carne di cavallo cotta in umido con peperoni, pomodoro (o salsa di pomodoro) e il classico soffritto, abbinandola, come fanno da queste parti, con della polenta.
Infine devi concludere il pasto assaggiando i dolci e, anche per questi, c’è l’imbarazzo della scelta: puoi scegliere tra la ciambella, anche detta Buslan piacentino, la torta di mandorle, il castagnaccio, i croccanti di nocciola o infine i turtlitt, tortelli dolci tipici della quaresima, accompagnandoli tutti da un buon bicchiere di Malvasia dolce o passito.
Eventi colli piacentini
Tra i numerosi eventi che ogni anno vengono organizzati sul territorio quelli più apprezzati ed affollati e riguardano i vini e la loro degustazione: manifestazioni che attirano sia gli abitanti di tutta la provincia sia i turisti che arrivano dalle altre regioni, tutti attratti dal sorseggiare una delle varie etichette DOC. I principali sono 2:
- il Monterosso Val D’Arda Festival si svolge ogni anno a fine aprile a Castell’Arquato, e per due giorni i rappresentanti delle cantine della zona presentano i loro vini bianchi lungo la via della “barricaia”. E’ una manifestazione che viene organizzata dal 2011 dai volontari di questo splendido borgo per promuovere il vino tipico della zona e che prevede mostre d’arte, esibizioni musicali e succulenti stand gastronomici;
- a settembre si svolge invece il Valtidone Wine Fest che vuole celebrare il vino e il suo territorio di produzione, la Val Tidone. Per i 4 week end del mese ci si immerge nel wine & food living in 4 località diverse di questa zona della provincia piacentina. Quest’anno si parte il 3 settembre da Borgonovo Val Tidone che ospiterà “Ortrugo&Chisöla”, un appuntamento della tradizione che ogni anno si arricchisce di nuove iniziative ma che ha come protagonista l’abbinamento tra l’ortrugo, unico vino e vitigno autoctono della zona, e la focaccia con i ciccioli, prodotto de.co. di quest’area. Il 10 l’appuntamento è a Ziano Piacentino dove si celebra il Malvasia con la manifestazione “Sette Colli in Malvasia”, dove questo vino viene degustato in abbinamento con i salumi DOP ed in particolare con la pancetta. Il 17 settembre si passa in Alta Val Tidone, precisamente a Nibbiano, dove viene organizzata “DiTerreDiCibiDiVini …e di Oli”, una manifestazione che vuole valorizzare i migliori prodotti agroalimentari del territorio, dedicando una particolare attenzione ai vini passiti e autoctoni. Il Valtidone Wine Fest 2023 termina il 24 settembre a Pianello Val Tidone, dove verrà infine allestito il “Pianello Frizzante”, l’appuntamento annuale dedicato ai bianchi ed ai rossi frizzanti, a partire dal Gutturnio, il re dei vini piacentini e che sarà anche un saluto ed un omaggio all’estate che finisce.
Ma le manifestazioni sul vino vengono istituite in ogni periodo dell’anno, si comincia con Vigneti Aperti, un evento organizzato dal Movimento Turismo del Vino che nel 2023 festeggia il suo 30esimo compleanno: in tutte le regioni italiane dal 19 marzo al 31 ottobre sono in programma, immersi nei vigneti, degustazioni, laboratori sensoriali, escursioni in bici, passeggiate a cavallo, pic nic e cene al tramonto, per far conoscere e raccontare la cultura di un nostro patrimonio enogastronomico come quello del vino.
A maggio invece a Ziano Piacentino si tiene il tradizionale appuntamento con “Quattro passi tra vigneti e cantine”, un’iniziativa nata per far conoscere i vini, i sapori ed i panorami di questi luoghi: si visitano le diverse cantine dove, oltre alla degustazioni dei vini, vengono illustrate le varie fasi di lavorazione dell’uva.
Sempre in onore del vino, a Castell’Arquato e in altre piccole realtà della zona viene organizzato, quest’anno dal 28 luglio al 20 agosto, Calici di Stelle, un appuntamento dedicato a tutti gli amanti di questo meraviglioso nettare che vorranno passeggiare al chiaro di luna tra i filari.
Connessa ai vini, nel secondo week end di settembre nel Comune di Gropparello e più precisamente nel castello, si svolgerà la 67^ edizione della Festa dell’Uva, l’appuntamento più longevo di queste zone dove, oltre agli stand enogastronomici con i prodotti tipici, sono previste esposizioni delle varie tipologie di uva, bancarelle, mostre di pittura, hobbistica, artigianato locale, mercatino dei ragazzi e tanta buona musica.
Infine un ultimo grande appuntamento sempre sui vini, viene organizzato da sabato 18 a lunedì 20 novembre a Piacenza con la 1^ edizione della Fiera dei Vini, una nuova mostra mercato che darà l’opportunità, ai tanti produttori locali, nazionali ed internazionali, di far conoscere ai visitatori di Piacenza Expo le loro etichette.
Ma nei colli piacentini non si celebra solo il vino, il 20 agosto, ad esempio, in Alta Val Tidone, questa volta a Busseto, si è svolta la 7^ edizione della Festa della Patata De.Co, dove le signore del luogo prepareranno gnocchi, crocchette ed i famosi cavatelli fatti a mano.
Nel primo week end di settembre invece, a Carpaneto Piacentino, si tiene la Festa della Coppa, un evento dedicato al più famoso salume DOP della zona: durante i tre giorni di celebrazione, sono previste non solo delle degustazioni della coppa in abbinamento ai pregiati vini D.O.C ma anche una festa con momenti culturali, divertimento e musica dal vivo.
Challenge AIFB
L’associazione Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini e l’AIFB hanno lanciato il challenge #AromaMalvasia, una gara gastronomica che vedrà impegnate alcune nostre socie nell’ambito del progetto Emilia Wine Experience e con l’obiettivo di far conoscere più approfonditamente la Malvasia di Candia Aromatica e i prodotti agroalimentari del meraviglioso territorio della provincia piacentina.
Quella di Emilia Wine Experience è una meravigliosa iniziativa che coinvolge numerosi partner, con l’opportunità quindi di poter offrire una notevole varietà di vini e di prodotti tipici, e che, soprattutto, rispettano alcuni valori fondamentali di questo patrimonio enogastronomico emiliano: l’identità, la tradizione e l’unicità.
Ricetta preparata con i prodotti della Mystery box credit S. Pignataro
Il challenge #AromaMalvasia è un progetto che può contare anche sulla collaborazione dell’Associazione Sette Colli di Ziano, del Consorzio Vini DOC Colli Piacentini dei comuni di Alta Val Tidone e di Ziano Piacentino. E sarà proprio questo comune che il 10 settembre, in occasione dell’evento “Valtidone Wine Fest” ed in particolare della tappa “Sette Colli in Malvasia”, ospiterà il vincitore del contest che, in questa sede, avrà la possibilità di riproporre la ricetta in uno show cooking e verrà premiato ufficialmente.
Una gara dove i 33 food&wine blogger selezionati e coinvolti dovranno preparare una ricetta dolce o salata connessa al territorio dei colli piacentini, da abbinare e/o che contenga uno delle sue migliori espressioni, il vino DOC Malvasia di Candia Aromatica.
Per questo è stata inviata a tutti gli attori, che si sfideranno nella competizione, una mystery box in cui sono stati inseriti i prodotti di 16 cantine e di 15 aziende agricole e agroalimentari; in ogni scatola misteriosa è presente a rotazione una bottiglia di Malvasia di Candia Aromatica nelle diverse tipologie, fermo, frizzante o passito, più alcuni tra questi 6 prodotti: zafferano, miele, polpa di pomodoro, composta di mele con ciliegie marasche/cannella/cioccolato fondente, riso Carnaroli, patate, Grana Padano DOP e la Pancetta Piacentina DOP, tipici della Val Tidone.
A questi poi sono stati aggiunte una tra le altre tipicità del territorio come la farina di grano tenero tipo 0 macinata a pietra oppure l’olio extra vergine di oliva Valle del Tidone, provenienti entrambi dall’Alta Val Tidone, il Cacio del Po con la Strada del Po e dei Sapori della Bassa Piacentina, l’olio EVO Piacentino della Val Vezzeno della Strada dei Colli Piacentini o infine il Fungo Porcino, dell’azienda Sottobosco Valtaro che si trova lungo la Strada del Fungo Porcino di Borgotaro.
Il piatto originale, che ciascuna food blogger dovrà preparare, dovrà contenere almeno 2 prodotti della mystery box ed essere associato alla Malvasia di Candia Aromatica. Verrà poi giudicato da una commissione tecnica che decreterà il vincitore o la vincitrice.
A prescindere dall’esito finale, ognuna di queste ricette sarà pubblicata sul blog di ogni partecipante e dovrà essere condivisa nei social di ciascuno di loro.
Per tutte le altre informazioni sui prodotti in gara e per i rimandi sulle ricette è possibile visitare il portale Emilia Wine Experience.