I Cri Cri sono una specialità torinese, una pralina tipica stagionale del periodo invernale dall’Immacolata fino a fine carnevale.
Ogni cioccolatino è composto da una tonda nocciola gentile IGP con copertura di cioccolato e ricoperta da sferette di zucchero bianche (ma fino agli anni ‘80 erano colorate) chiamate mompariglia.
Il Cri Cri è rigorosamente incartato in un involucro di stagnola colorata al centro e con le estremità sfrangiate bianche, assume l’aspetto di una caramella.
Dai tempi della Belle Epoque sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo dei torinesi: tutti li ricordano con un sorriso e sono un vero patrimonio della tradizione locale, infatti si sono meritati un posto nella classifica dei prodotti agroalimentari tradizionali della regione Piemonte (PAT).
Questi cioccolatini hanno accompagnato l’infanzia e le feste di molti bambini piemontesi, anche se non piacciono solo a loro. Venivano usati come decori per l’albero di Natale, nascosti tra i rami vicino alle palline e agli altri addobbi, e nelle calze della Befana. C’è stato un tempo, però, in cui sono quasi spariti dalla circolazione, la produzione era notevolmente rallentata. Oggi, grazie ai maestri artigiani del cioccolato che producono le loro eccellenze all’ombra della Mole Antonelliana, questa pralina è tornata in auge e continua, a distanza di più di un secolo, con la sua golosa e romantica storia, la tradizione di addobbare le case, di essere donato, e portare allegria a grandi e piccini.
La storia dei Cri Cri tra romanticismo, errori e realtà
I Cri Cri sono nati tra l’Ottocento e il Novecento per mano del confettiere Giuseppe Morè di Torre Pellice probabilmente per rimediare allo sbaglio di un aiutante che sbagliò a caramellare una nocciola. Il rimedio fu di ricoprire, e così mascherare l’errore, con del cioccolato fondente.
La pralina arrivò poi nelle confetterie cittadine e incontrò il gusto dei torinesi, ma non aveva ancora un nome. Si ritiene che la sua origine sia onomatopeica: la pralina è stata chiamata così per il suono che produce quando la mangiamo, croccante e allo stesso tempo delicata.
I Cri Cri torinesi credit Gabriella Comini
Sempre in merito all’origine del nome esiste anche una versione romantica: una storia d’amore che parla di una “piemontesina bella e del suo biondo studentino”, come suona una nota canzone popolare torinese.
Una storia d’amore
Siamo alla fine dell’Ottocento a Torino, Paolo frequentava l’università e Cristina lavorava come sarta. I due erano innamorati e prima di ogni appuntamento lui si fermava in pasticceria a comprare i cioccolatini preferiti da “Cri”, come chiamava lui la sua amata.
Oppure Paolo per non far sentire la sua Cristina meno importante delle dame dell’alta borghesia, per le quali cuce splendidi e sontuosi abiti, che abitualmente frequentano le pasticcerie del centro (tanto che si sono meritate l’immortalità grazie a Guido Gozzano, le signore quelle di quei tempi mangiano le paste nelle confetterie ritornando bambine), si concede il lusso ogni settimana di regalare alla sua amata un sacchettino di quelle nuove praline.
Queste però non avevano un nome. La commessa della pasticceria del centro, dove Paolo andava a fare il suo goloso acquisto, conosceva bene i fidanzati e aveva visto nascere la loro storia, sapeva come Paolo chiamava la sua amata. Così, giorno dopo giorno si inscena una sorta di rituale tra la commessa e lo studente: la commessa ogni volta gli chiedeva “Cri?” e lui rispondeva “Cri!”. Il proprietario (o proprietaria) del negozio che aveva assistito a questa scena diverse volte decise di dare alle praline il nome “Cri Cri” per ricordare l’amore e la serenità dei due giovani.
La pralina all’inizio era venduta nelle confetterie senza il colorato involucro di stagnola, che venne aggiunto in un secondo momento.
Oggi qualunque torinese conosce e ama questi piccoli dolcetti e resta meravigliato quando i “forestieri” non conoscono l’allegra pralina che è diventata una golosa istituzione.
L’arte della pralineria, tramandata dai maestri cioccolatieri torinesi, ha dato vita agli eleganti e colorati il Cri Cri che rallegrano e continuano a deliziare generazioni di torinesi.
Beh, io li ho sempre trovati nella calza della Befana. E li adoro. Non li trovavo più ma ora, invece, li posso comperare di nuovo. Meno male!!!