Frida Kahlo e il cibo: arte, cultura e passione

Frida Kahlo e il cibo

Frida Kahlo non ha bisogno di presentazioni: è una donna dai mille volti, un’icona di stile.

È spesso raffigurata con gli abiti tradizionali messicani e l’inusuale mono ciglio, simbolo della sua originalità e soprattutto della sua forza d’animo.

A 18 anni venne coinvolta in un incidente tra l’autobus su cui viaggiava e un tram.
Nonostante la colonna vertebrale sia spezzata in tre punti, il bacino, le costole, la gamba sinistra e il piede destro siano fratturati e un corrimano sia penetrato nell’addome fino alle parti intime, Frida resiste al suo tragico destino e sopravvive.

Dovette portare il busto di gesso per nove mesi e il suo letto divenne il suo studio d’arte. Durante la sua convalescenza, cominciò a dipingere, utilizzando un letto coperto da un baldacchino, sul cui lato inferiore venne montato un grande specchio, in cui specchiarsi e farsi da modello.

Da quel momento inizia la sua arte, continuamente ossessionata, come dichiarò a un amico, «di dipingere le cose proprio come le vedeva e nient’altro».
Frida Kahlo amò per tutta la vita Diego Rivera, artista noto per il suo attivismo politico, tenacemente espresso nei maestosi murales, durante gli anni della movimentata lotta di classe in Messico.
Frida, quando incontrò Diego, è già una determinata rivoluzionaria che partecipa attivamente alla vita politica del suo Paese.

Il ruolo del cibo nella vita di Frida Kahlo

Frida Kahlo non sapeva cucinare, ma quando sposa Diego, decise di imparare e di annotare le ricette su un taccuino, Il libro dell’erba santa, andato purtroppo perduto.

Il taccuino conteneva numerose ricette della tradizione messicana, tra cui il suo piatto preferito, il mole, salsa costituita da peperoncino e spezie.
Il Mole aveva diverse varianti, come ad esempio, il poblano, preparato con cioccolato fondente, peperoncino, chipotle (peperoncino affumicato) e pomodori.

Nel “Libro dell’erba santa”, Frida annotò anche ricette per le offerte del giorno dei morti.
Secondo la tradizione messicana, il 2 novembre i defunti ritornano sulla terra e vengono accolti dai loro cari con altari adornati di fotografie, fiori, incensi, candele e soprattutto il loro cibo preferito.

Nella loro casa, la famosa e variopinta Casa Azul a Coyoacán, Frida amava curare l’ospitalità verso amici e parenti, dando sempre importanza alla tradizione culinaria messicana, in particolare quelle legate alla cultura indigena e alla cucina messicana.

Il cibo è l’identità del popolo messicano e ha un forte valore simbolico per la pittrice.
Frida Kahlo ha sempre incarnato il concetto di “mexicanidad”, ossia l’identità culturale messicana, valorizzando le tradizioni indigene e la storia del proprio Paese, non solo attraverso la pittura, ma anche nella sua vita quotidiana, dalla cucina al modo in cui vestiva.

Ogni pasto era un’opportunità per celebrare il Messico, era un vero e proprio manifesto della resistenza culturale in opposizione alla cultura occidentale che tentava di oscurare l’importanza delle antiche tradizioni.

La gastronomia messicana ha una lunga storia iniziata con le antiche civiltà precolombiane e continuata con la conquista spagnola.
Le radici atzeche, tolteche, zapoteche e maya sono ben visibili nelle ricette messicane in cui il protagonista principale è il peperone, sia dolce che piccante, insieme ai fagioli, al mais e al cioccolato.

Nel libro Frida’s Fiestas: Recipes and Reminiscences of Life With Frida Kahlo, scritto da Gaudalupe Rivera, figlia di Diego, troviamo diverse ricette preparate da Frida in occasione di feste e cene con amici. Ecco alcuni esempi: l’insalata di nopales, con pale del fico d’India, peperoncini ripieni di formaggio e riso con piantaggine fritte, le tortillas o il pozole, un brodo fatto con mais cotto e maiale o pollo, oppure i tamales, involtini di carne, pomodoro e peperoni, avvolti in foglie di mais.

Frida Kahlo si impegnò fino alla fine dei suoi giorni nella celebrazione di un Messico autentico.
Nel suo ultimo periodo, quando le condizioni di salute peggiorano, Frida non poté stare in piedi per molto tempo. Ancora una volta fu impossibilitata a muoversi, soprattutto in seguito all’amputazione di una gamba e al peggioramento della sua colonna vertebrale.

Continuò però a dipingere e cominciò a disegnare soprattutto nature morte in cui troviamo frutti variopinti, provenienti per lo più dal suo giardino o dal mercato.
Nelle sue ultime opere Frida inserì numerosi richiami politici, come bandiere, scritte e colombe di pace.
In altre i frutti hanno radici che formano le parole «naturaleza viva» (natura viva): l’arte è vita anche quando si avvicina la morte.

Viva la vida sarà la sua ultima opera d’arte, testamento di una donna forte nonostante le sue innumerevoli fragilità, ricca di spirito e di gioia malgrado il dolore patito per un’intera difficile esistenza.
Il rosso delle angurie simboleggia la vita e non è un caso se scelse questi frutti, spesso lasciati come offerte nel Dia de los Muertos.
Con essi salutò chi l’ha amata e attese con gioia la sua dipartita.

Il Dia De Los Muertos e il Pan de muerto

In Messico il Dia De Los Muertos è una festa molto sentita e celebrata in diversi giorni: il 31 ottobre viene dedicato alle anime dei bambini, il 1° e il 2 novembre sono dedicati ai defunti adulti.

Tale ricorrenza mescola la cultura pagana preispanica e la religione cattolica introdotta dai conquistadores.
Infatti la popolazione indigena celebrava i propri defunti alla fine del raccolto del mais, con l’arrivo dei colonizzatori, la commemorazione venne spostata nei primi giorni di novembre.

Il Dia De Los Muertos dal 2003 è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio culturale immateriale.

Elemento tipico di questa festa è l’altare dei defunti, allestito con incensi, fiori di tagete, palme, tovaglie colorate, foto dei defunti insieme alle bevande e ai loro cibi preferiti.

Un piatto preparato per il Dia De Los Muertos è il Pan de muerto, un pane dolce con semi di anice, dalla forma rotonda, decorato con “ossa” di pasta e una lacrima al centro.

 

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